Breve monologo sull’amore

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<<“L’amore è, due punti”. L’amore è:>>
ci pensa su. <<Mmh. “L’amore è, due punti”>>, continua a pensarci su. <<Mmh>>. Non gli viene in mente niente. Sospira. <<Uff>>.
Passa il tempo, passano le amicizie, gli amori: ieri amava lei poi lei è partita, puff, andata, oggi ama un’altra. Passano le relazioni, il tempo, l’inverno… è estate. Niente.
<<Mmh>>. Poi l’idea: una musica nuova. Scorre la lista. <<Mmh>>, mmh. Niente. Ancora niente ma ecco che “drin drin”, messaggio vocale. Nonna ha imparato ad usare Whatsapp ma può fare soltanto gli audio perché non riesce a scrivere: “Ciao lello! Me so fatta Uazzap!”. Ride.
L’idea. Mani sulla tastiera, musica nelle orecchie.
<<L’amore è nonna che impara qualcosa di nuovo per starti più vicino e nonno che quando ti vede urla “gioventù!”. Correzione: l’amore sono entrambi i nonni che quando ti vedono all’unisono urlano “gioventù!”. L’amore sei tu. L’amore sono mamma e papà che sanno che ti alzi alle quattro e quando non sentono il cazzo di trambusto che fai ogni mattina a quell’ora si preoccupano e vengono a svegliarti, poi magari tu ti sei già alzato come un ninja e loro rimangono fregati e si sono alzati per niente.
L’amore è ammettere che qualche volta ti hanno salvato il culo svegliandoti all’ultimo. L’amore è tuo fratello che ti ruba i DVD lasciando il caos sulla scrivania. L’amore è qualcuno che ti scrive “pensa ad Andrea”. L’amore è avere miliardi di lettere, foto, pensieri, pezzi di cuori che pulseranno per sempre. L’amore è avere più di una famiglia adottiva, gente che t’ha scelto nonostante tutto. L’amore è avere l’amore e darlo in giro, spargerlo, coltivarlo. L’amore è una canzone leggera, profumata, che sa di danza classica, una coreografia, un copione… una matinée ripetuta per due, la stanchezza, il turno di notte, il non riuscire comunque a dormire.
L’amore è pensare continuamente alle persone che abbiamo perso perché ci mancano. L’amore è mandare a quel paese per il nostro bene le persone che abbiamo perso anche se ci manca terribilmente il loro profumo; l’amore è decidere di accogliere quelle persone nel caso un giorno decidessero di tornare.
L’amore è avere persone importanti, piccole ed indifese al proprio fianco, guardarle crescere mentre si innamorano, sperare non si dimentichino mai di te. L’amore è proteggere.
L’amore è promettere un monologo breve ma scrivere un poema lungo quanto la canzone che ci ispira riascoltata per sette volte di fila. L’amore è non darsi un tempo, non respirare, trattenere il fiato, non lavarsi se necessario, ingozzarsi di menefreghismo e concentrarsi su qualcosa, dedicarci la vita.
L’amore è stare male tutto il giorno e risollevarsi con un pensiero>>.
“Fine”, pensa.
Sorride.
Fine?

Andrea Abbafati

Chomp

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<<Chomp>>.
La guardo, <<eh?>> butto lì, ma lei ripete <<chomp>>, quindi mi parte un improvvisato ma potente <<ma che sei scema?>> e lei scoppia a ridere. <<Chomp!>> ripete, <<la tua testa fa “chomp chomp chomp” come quando mastichi qualcosa con gusto! Chomp!>>. Ok, è scema quanto bella. <<Sei scema quanto bella>> dico, lei sorride. <<Che hai?>> mi fa <<e se mi rispondi “niente” ti mordo>>. Mh.
<<Mi sento a disagio>> dico, <<hai presente quel disagio che hai quando sei in una situazione decisamente scomoda? Che non ti appartiene?>>, lei annuisce, <<ecco. Mi sento così>>. Lei mi guarda, o meglio i suoi occhioni mi guardano, mi scrutano attentamente, poi la sua testa si avvicina pericolosamente alla mia, la sua bocca si apre leggermente e… <<CHOMP!>>. Rido d’istinto, anche se leggermente contrariato. <<Sfotti? No perché dal tuo modo di fare potrei pensare che mi stai prendendo in giro>> dico a denti stretti fingendo di essere offeso ma lei non ci casca, mi prende la testa tra le mani e <<prenderti in giro? Io? Bello mio, dovresti saperlo… se sei a disagio tu sono a disagio io>>. Silenzio. <<Cosa ti fa male precisamente?>> domanda lei, <<alcune cose. Situazioni. Persone. Pensieri. Parecchi pensieri. “Chomp”, come diresti tu>> rispondo io ed eccola che ride di nuovo. <<Scusa, non ti sfotto. È che davvero fai tenerezza. Valuti i problemi, ma non le soluzioni>>. Penso, poi chiedo <<cioè?>>, <<cioè>> attacca subito lei <<io e te siamo uguali. Non siamo uno davanti all’altra adesso così, per caso. Siamo qui perché abbiamo deciso di affrontare tutto in due>>. Capisco. La guardo. Lei mi fissa, sorride e chiede <<proviamo a sentirci a disagio insieme?>>. Mi scappa una risata, lei evidentemente la prende come un sì, <<perfetto!>> urla, poi incrocia le gambe e si mette in posizione yoga, chiude gli occhi e comincia a sussurrare svariati <<chomp chomp chomp chomp chomp!>> muovendosi avanti e indietro.
Scema.

Andrea Abbafati