RacCorto n. 4 – C’ho quasi trent’anni

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«Oh»
«Oi»
«Eh»
«Che dici?»
«Ti mando una cosa. Dimmi che ne pensi»
«Vai»

Invio.

«Ok, dovrebbe esserti arrivata»
«Una foto?»
«Sì»
«Sei te»
«Lo so»
«Vuoi che ti dica che sei bello?»
«Guardala attentamente»
«Cos’ha di strano?»
«Perché deve avere qualcosa di strano?»
«Tanta suspense per niente… è una tua foto normalissima»
«Guardala bene, ti dico!»
«Sei te. Cappuccio, cappello e mascherina. Siamo in piena pandemia. E allora?»
«Guarda bene gli occhi»
«C’hai le caccole?»
«Dai, su!»
«Oh, sono i tuoi occhi. La tua solita smorfia buffa, ma coperta dalla mascherina»
«No, questa è una smorfia diversa»
«Cioè?»
«È la smorfia di uno che ha appena scoperto di avere quasi trent’anni».

Sta scrivendo…

Sta scrivendo…

Sta scrivendo…

«Deficiente»
«Perché?»
«Ma come te ne esci? Hai trent’anni, e allora?»
«Ho quasi trent’anni. Per quanto mi riguarda fino alla mezzanotte dell’otto giugno ne avrò ventinove»
«E allora
«E allora mi manchi. Vorrei abbracciarti»
«Oh, Gesù… cos’è, la crisi di mezza età?»
«Che c’entra adesso la crisi di mezza età?»
«Niente… scherzavo! Ma qual è il problema? Non capisco…»
«Il problema è che c’ho quasi trent’anni, e ancora molte cose non chiare»
«Come tutti»
«C’ho quasi trent’anni, e nell’ultimo periodo ho sentito il bisogno di dover chiarire con almeno l’ottanta per cento della gente con cui ho discusso in passato. Ho offerto più caffè io che gli agenti della Lavazza con i campioni gratuiti per le degustazioni»
«Mh»
«C’ho quasi trent’anni e mi sento sbagliato, perennemente vittima della “sindrome dell’impostore”»
«Aspetta… la “sindrome dell’impostore” è quella cosa che ti senti dentro quando sei convinto di non essere in grado di fare una cosa e di non meritare approvazione?»
«In poche parole, sì»
«Ah, va be’… penso la provino un po’ tutti… no?»
«Chi dovrebbe no»
«Malefico»
«E comunque i trent’anni amplificano di molto la cosa»
«Tipica frase da trentenne»
«Quasi trentenne»
«Sì ma non capisco comunque quale sia il problema»
«Il problema è che uno pensa che a trent’anni la vita sia più chiara, che le decisioni siano più semplici»
«Questo lo pensi tu, casomai»
«Sì va be’, ma almeno un po’ più di stabilità, invece niente. Una fregatura. Tutto come sempre»
«E di questi tempi “tutto come sempre” è una gran fortuna»
«Giusto. Mi correggo. Quasi tutto come sempre»
«Sempre positivo, mi raccomando»
«Di questi tempi? Spero di no»
«Giusto»
«Eh»
«Ti sei calmato un po’?»
«Forse. Un’altra cosa che si sente è la necessità di gestire l’entusiasmo, per esempio»
«Cioè?»
«Cioè, io personalmente sento come la responsabilità di dover padroneggiare con cura l’entusiasmo… cercando di non essere troppo euforico, ecco»
«E perché? Che c’è di male nell’entusiasmo e nell’essere euforico?»
«Poi ti monti la testa, no? Pensi che tutti condividano il tuo stesso entusiasmo… la tua stessa eccitazione per le cose, e quando scopri che non è così ti crolla il mondo addosso e il castello di vetro va in pezzi»
«E allora tu il castello fallo di un altro materiale, no?»
«Perché?»
«Perché così quando la passione degli altri mancherà o sarà inferiore alla tua il castello resterà ugualmente in piedi, o almeno non crollerà definitivamente»
«Non ci avevo pensato»
«Vedi? Ci sto anche per questo, io»
«Giusto»
«Giusto»
«Però poi, i prezzi?»
«I prezzi?»
«Eh. I materiali di sostituzione per il vetro… se costano di più?»
«Se costano di più ti rimbocchi le maniche e cerchi di compensare, come hai sempre fatto»
«Sì, come ho sempre fatto, ma a trent’anni…»
«Oh, hai rotto il cazzo!»
«???»
«Forza, dimmi: come si sente un “oh, hai rotto il cazzo!” a trent’anni?»
«A quasi trent’anni»
«Be’, sì, quella roba lì. Come si sente?»
«Come si sentiva a quindici»
«Ecco. Appunto. È il corpo che cambia, casomai, ma la mente al massimo può crescere»
«E non è la stessa cosa?»
«Porca troia, no! Un conto è crescere, un conto è cambiare!»
«Giusto»
«Lo so»
«Quindi?»
«E quindi niente. C’hai quasi trent’anni e hai capito che puoi costruirti i castelli che ti pare con il materiale che vuoi, senza stare sempre a raccogliere pezzi di vetro ogni volta»
«Forte»
«Già. Ti pare poco?»
«Eh, no. I cantieri da oggi saranno totalmente diversi»
«Più resistenti»
«Anche. E per l’ottanta per cento della gente a cui ho offerto il caffè?»
«Beati loro, no? Ma poi, perché l’ottanta? Perché non il cento per cento?»
«Boh, suona male. E poi la vedo come una cosa abbastanza complessa»
«Ma scusa… con quanta gente hai discusso nella tu vita?»
« =D »
«Sei un disastro»
«Sempre detto»
«NO! NO! Non ricominciamo! STO SCHERZANDO!»
«Ma lo so!»
«Bene. Rimboccati le mani allora, quasi trentenne. Stasera passi?»
«Mi stai chiedendo di eludere la sorveglianza dei Draghi?»
«I Draghi?»
«Si, be’… i DPCM. La zona Rossa»
«Non hai voglia di pizza?»
«Non proprio. Più di sushi. Perché?»
«Perché sento che hai una voglia di pizza assurda»
«Oh mio Dio, è vero! È aperta la pizzeria vicino casa tua, stasera?»
«Certo, fa l’asporto. Sarà aperta anche la finestra di camera mia. Alle venti?»
«Alle venti. Ti affacci?»
«Mi affaccio»
«Ti aspetto»
«Aspettami»
«Perfetto»
«Alla grande»
«Ciao»
«Ciao»

Sta scrivendo…

Sta scrivendo…

Sta scrivendo…

«Mio dolce trentenne <3 »
«Quasi trentenne»

 

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